I Figli di Hurìn
giovedì 15 maggio 2008

Qualche appassionato e distratto lettore del Signore degli Anelli ricorda di come Aragorn, il re legittimo di Gondor che scelse l’esilio per espiare una colpa non sua, in una sua canzone accennava alla triste storia dei figli di Hurìn, uno dei primi valorosi uomini delle Ere Antiche. Chi conosce in maniera più ampia la saga di J.R.R. Tolkien conosce cosa era la Terra di Mezzo prima dell’ascesa di Sauron, servo del malefico Morgoth, incarnazione di uno dei figli più potenti di Iluvatar, il creatore del mondo fantasy più noto da circa un secolo. È il male in persona che modella la terra, insediandosi al suo interno e perdendo parte della sua malvagità a contatto con le sue creature. La storia di queste prime due Ere del mondo sono state raccolte nei racconti del Silmarillion, che si aprono con la narrazione della nascita dell’universo tramite una melodia celestiale e si chiudono con la cacciata di Morgoth dallo spazio e dal tempo, quando gli altri suoi fratelli Valar scendono in guerra a fianco degli Elfi e degli Uomini per liberare la Terra dalla forma pura del Male. Sauron girava ancora tra gli Uomini bello come un Elfo, seminando la discordia e meditando di prendere il posto del suo antico padrone nel conquistare la Terra di Mezzo. Nei racconti del Signore degli Anelli i Valar rimangono a ovest, chiamano a sé gli Elfi e lasciano agli Uomini il compito di gestire le Ere a venire fino alla fine dei tempi. Dopo l’alba dei primi uomini provenienti dall’est, Hurìn rimane inscritto nella storia del mondo tolkeniano per il coraggio mostrato nella Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, la più grande offensiva progettata contro le schiere di Morgoth in cui vennero spezzate le vite dei grandi re elfici in attesa del ritorno dei Valar. Hurìn cade prigioniero dopo aver coperto la fuga dei superstiti che riusciranno ad abbattere Morgoth. Trascinato in catene al cospetto dell’oscuro signore, Hurìn si spinge dove nessun mortale riuscirà: guardare dritto negli occhi Morgoth senza cedere ai suoi malefici. Morgoth intende conoscere uno dei segreti determinanti per la conquista della Terra di Mezzo, ma Hurìn lo respinge. Morgoth furibondo getta su di lui una maledizione tremenda, essendo lui stesso il Male affida alla sua forza la punizione per Hurìn, costringendolo a sedere sul suo trono nella fortezza di Angband per vedere con i suoi occhi la distruzione della sua casata, sospinta perennemente dalla voglia di sfuggire al proprio destino. Una storia come si può intuire triste, cupa, priva di quella speranza che pervade le due grandi saghe di Tolkien e profondamente umana. Cosparsa di tutti i grandi elementi delle tragedie concepite dall’uomo occidentale nelle sue forme, il lettore conoscerà una geografia diversa della Terra di Mezzo, vedranno un mondo in cui il Male non è ancora diffuso in lungo e in largo, ma si sparge per mezzo dell’inganno e del sospetto. Glaurung, altro personaggio chiave della storia, è il primo drago a sorvolare le terre di Tolkien. Da sempre simbolo di saggezza, il drago Glaurung agisce usando la sua conoscenza per spargere ovunque il Male da cui è stato creato, si nutre di esso e usa come Medusa i suoi occhi per pietrificare le sue vittime. Ecco quindi che il viaggio dei figli di Hurìn diventa un viaggio all’interno della storia e dell’uomo, in cui la conoscenza mossa per scopi malevoli distrugge, inganna, spezza legami e diffonde odio, un mondo in cui la natura lotta per non essere sopraffatta da menti fatte di ingranaggi e fiamme, una Terra di Mezzo pervasa dal Male palpabile in cui l’eco lontano del sacro si confonde con il clamore delle armi e del sangue innocente. Hurìn assisterà alle malefatte di Morgoth impotente sul suo immenso trono ad Angband, vedrà trionfare e cadere più volte la Spada Nera che bloccherà l’avanzata degli orchi ai limiti del Meriodath, ritornerà alla luce solo per vedere il tramonto della sua stirpe. Il lettore conoscerà la forza e la debolezza che accompagna da sempre gli Uomini, capaci di grandi imprese inconcepibili anche per esseri superiori ma pronti a cadere nei più neri abissi dell’odio e della disperazione. L’umanità di questo libro vede le sue prime lune, conosce il bene ed il male, contiene in sé i germi della sua forza e della sua debolezza. Dalla casata di Hurìn e dei suoi simili verranno coloro che vinceranno la battaglia contro Sauron per prendere in mano i destini della Terra di Mezzo ed in parallelo, in un’ideale linea di continuità, è la stessa umanità che vivrà in trincea le prime due guerre mondiali e combatte ancora oggi in trincee invisibili contro gli assolutismi di chi non conosce la mediazione, di chi disprezza la vita umana ed il dialogo, di chi scambia il bene come un male ingenuo per l’uomo contemporaneo.


La Macchia 86 Francesco Quartararo

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posted by Cristina Pace at 15:22 | Permalink


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